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OBESITA’ E SINDROME METABOLICA

OBESITA’ E SINDROME METABOLICA
aprile 14, 2017Antonio Di MauroArticolibambinoobesitàsindrome metabolica

L’obesità infantile è oggi una delle più grandi emergenze sanitarie dei paesi sviluppati tra cui l’Italia detiene il primato negativo europeo di bambini e adolescenti con eccesso di peso.
E’ una complessa condizione multifattoriale che coinvolge fattori genetici, metabolici, biochimici, culturali e psicologici e nella quale l’eccesso ponderale rappresenta un fattore di rischio per la salute dell’individuo.
E’ caratterizzata da uno sviluppo eccessivo della massa adiposa, dovuto ad un aumento del numero (iperplasia) e del volume (ipertrofia) di ogni singolo adipocita.
Secondo le più recenti Linee Guida SIEDP, in Italia il 25% dei soggetti tra 0 e 18 anni ha un eccesso di peso e la fascia d’età più colpita è quella compresa tra 9 e 11 anni con picchi del 23% di sovrappeso e del 13% di obesità. L’eccesso di peso determina nel bambino e nell’adolescente una serie di problemi, sia fisici che psicologici, destinati ad accompagnarlo, aggravandosi, anche nell’età adulta tanto che il 70-80% degli adolescenti obesi è oggi destinato a diventare un adulto obeso. Per tale motivo è indispensabile una accurata e capillare prevenzione, che cominci sin dalla prima infanzia, mediante la eliminazione dei fattori di rischio (prevenzione primaria) e l’identificazione precoce dei soggetti a rischio (prevenzione secondaria). Tra questi, in particolare, i bambini non allattati con latte materno, quelli di basso peso alla nascita (<2,5 Kg) per i quali aumentano le probabilità di sviluppare la sindrome metabolica ed i bambini che tendono ad incrementare prima dei 5-6 anni l’indice di massa corporeo (precoce adiposity rebound). La prevenzione dell’obesità inizia sin dalla nascita con la promozione dell’allattamento al seno esclusivo almeno per i primi sei mesi di vita e continua nelle età successive con l’adozione di un corretto stile di vita caratterizzato dalla combinazione di una dieta equilibrata associata ad una regolare attività fisica.
La valutazione di primo livello del bambino con sovrappeso o obesità si avvale di una attenta anamnesi (familiare, alimentare, psico-sociale…) e di un accurato esame obiettivo.
L’anamnesi familiare prende in considerazione la familiarità per eccesso di peso ed altre patologie correlate, incremento ponderale in gravidanza, atteggiamento del bambino e della famiglia nei confronti del peso, storia del peso. L’anamnesi alimentare e dello stile di vita comprende l’analisi delle abitudini alimentari e frequenza dei pasti, attività fisica obbligatoria e spontanea, abitudine al fumo, consumo di alcol o altre sostanze negli adolescenti, consapevolezza e aspettative del bambino e della famiglia riguardo al peso corporeo. Infine la valutazione psico-relazionale alla ricerca di eventuali disturbi comportamentali o di fattori determinanti cognitivi ed emotivi.
Il modo più semplice per valutare la presenza e il grado di eccesso ponderale nei bambini di età superiore a 2 anni è il calcolo del Body Mass Index (BMI), o indice di massa corporea di Quetelet, che si ottiene dividendo il peso (kg) per l’altezza al quadrato (metri).

L’OMS divide la popolazione in 3 classi sulla base della distribuzione del BMI:

  • normopeso 18,5 < BMI < 25,00
  • sovrappeso 25 < BMI < 29,9 obeso BMI > 30,00

Nei bambini tra 2 e 18 anni è necessario integrare nel calcolo del BMI le curve di crescita espresse in percentili per sesso ed età, diverse per i vari Paesi del mondo, definendo:

  • sovrappeso: 85°<BMI<95°p obesità: BMI>95°p
  • obesità grave: BMI>120°p (o >35 Kg/m²)

Il BMI è un indice generico di obesità che pertanto non consente di distinguere tra massa magra e massa grassa. Per avere una misurazione più precisa della distribuzione del grasso corporeo, e quindi del grado di obesità nei bambini, esistono altri indici antropometrici, in particolare la plica tricipitale (cut-off di normalità <95°p), che va misurata a braccio flesso nel punto medio tra la sporgenza dell’olecrano e il processo acromiale sollevando la plica cutanea di circa 1,5 cm ed esercitando una discreta pressione con il plicometro e la circonferenza addominale (cut-off di normalità <90°p). Quest’ultima, insieme alla pressione arteriosa (cut-off di normalità <95°p), rappresenta il principale parametro per la valutazione del rischio cardiovascolare. Nei Paesi in via di sviluppo e tra i ceti sociali medio-bassi si è assistito ad un incremento, oltre che dell’obesità e del sovrappeso, anche delle complicanze metaboliche associate. Qual è quindi il ruolo dello stile di vita e dell’alimentazione? Studi metabolici hanno dimostrato che uno stile di vita sedentario associato ad un eccessivo introito calorico in età pediatrica favoriscono lo sviluppo di obesità e sindrome metabolica attraverso vari meccanismi tra cui l’alterata glicemia a digiuno, l’aumento dei livelli di trigliceridi, ALT e VLDL e una condizione di insulinoresistenza con conseguente iperinsulinismo secondario e il rischio è tanto maggiore quanto più precoce è l’età del bambino. Al contrario i livelli di colesterolo HDL ed il numero di ore di attività fisica correlano in maniera inversamente proporzionale con tale rischio. L’obesità viscerale, definita dalla misura del BMI e della circonferenza addominale, è il principale determinante del rischio cardiovascolare. Essa si associa ad un aumentato rischio di patologie cardiovascolari ed endocrino-metaboliche tra cui l’ipertensione arteriosa, il diabete, la sindrome metabolica e la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS). I criteri diagnostici per la definizione della sindrome metabolica includono almeno 3 tra:

  • obesità (BMI>2SDS o circonferenza addominale>90°p
  • trigliceridi >95°p
  • HDL <5°p PA >95°p
  • glicemia a digiuno >100 mg/dl o ridotta tolleranza glicidica (glicemia 2 h dopo OGTT >140 mg/dl)

Il BMI è il criterio principale per la diagnosi.
In un bambino obeso o sovrappeso con familiarità per fattori di rischio cardiovascolare (diabete, dislipidemia, ipertensione, patologie cardiovascolari) o nel bambino di basso peso alla nascita è raccomandato pertanto eseguire i seguenti esami: dosaggio della glicemia a digiuno (v.n.15 mcU/ml e/o rapporto glicemia/insulina 40 mg/dl nel maschio e >50 mg/dl nella femmina), LDL (v.n. L’obesità rappresenta inoltre un fattore di rischio per numerose altre condizioni patologiche la cui incidenza correla con il grado di obesità: patologie gastroenterologiche (steatosi, steato-epatite, epatopatia grassa non alcolica anche detta NAFLD), osteoarticolari (epifisiolisi della testa del femore, piede piatto, ginocchio valgo, scoliosi), respiratorie (apnee ostruttive del sonno, soprattutto nei bambini con ipertrofia adeno-tonsillare; non dimostrata invece la correlazione con asma e atopia) e psichiatriche (depressione, disturbi del comportamento alimentare).
La riduzione dell’impatto globale dell’obesità sulla salute pubblica e sul bilancio della spesa sanitaria mondiale è possibile solo attraverso la messa a punto di strategie di prevenzione che coinvolgano non solo le famiglie e gli operatori sanitari ma anche la scuola, le istituzioni, le società scientifiche e gli organismi amministrativi responsabili in materia di politica sanitaria.

 

A cura della Dott.ssa Flavia URBANO

 

BIBLIOGRAFIA:
Childhood Obesity eBook from the European Childhood Obesity Group (ECOG 2017)

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